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Casa Leopardi

Leopardi su ilVenerdì di Repubblica e per il film si avvicina l’anteprima

“Favoloso Giacomo” titola la copertina de ilVenerdì di Repubblica uscito lo scorso 22 agosto. All’interno Marco Cicala racconta i luoghi che hanno fatto da sottofondo all’esistenza del giovane Poeta recanatese.

La Biblioteca carica di ventimila volumi, il salone coi “figurati armenti” delle Ricordanze, i giardini delle finte battaglie che i fratelli Leopardi facevano per gioco. E poi quel tavolino che Giacomo si portava di “finestra in finestra”, la Bibbia Poliglotta con cui ha imparato il greco e l’ebraico e la sua culla azzurra, conservata intatta.

006 cropI conti Vanni e Olimpia Leopardi, custodi delle memorie leopardiane nella dimora avita del Poeta, ricordano di Giacomo la sua “potente ricerca della felicità” e disegnano un ritratto insolito di Monaldo, genitore a dir poco possessivo, ma – dice Vanni – “alla fine il più grande amico di Giacomo.”
Con qualche battuta, si “sdrammatizza” sul “peso” dell’essere discendenti di cotanto antenato: “Al liceo Michelangelo di Firenze – racconta il conte – mi dicevano: Che vieni a fare? Tanto di letteratura saprai già tutto. Non era vero. Però al tema di maturità presi nove, ma giocavo in casa, l’argomento era: Il dolore in Manzoni e Leopardi.

Il resto dell’articolo è un’intervista a Mario Martone, regista del biopic sul Poeta che sarà presentato al Festival Internazionale del Cinema di Venezia il 1 settembre. “Quella che a tanti sembra la monotonia di un gobbo triste – dice Martone – a me pare una vita straordinariamente intensa. Ci voleva coraggio, nel primo Ottocento, per compiere un viaggio esistenziale dalla claustrofobica Recanati, una manciata di anime arroccate in abitudini d’altri tempi, attraverso Firenze e Roma fino a Napoli, approdo fatale. Affrontare la vita di Leopardi significa svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato. Il giovane favoloso vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema.”

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